Corpus
Domini 10.06.2012
Esodo 24,3-8
Lettera agli Ebrei 9,11-15
Vangelo secondo Marco 14,12-16.22-26
Il primo
giorno degli Azzimi, quando si immolava
E, mentre
mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro,
dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie,
lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo
è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico
che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò
nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso
il monte degli Ulivi.
Questo è il mio corpo
Celebriamo
oggi la solennità del Corpus Domini,
come siamo soliti chiamarla tradizionalmente. È la festa dell’eucaristia, vertice
del dono d’amore di Cristo per noi, sacramento della sua Pasqua di morte e
risurrezione. Il Figlio di Dio ha siglato col sacrificio della propria vita
l’alleanza con la quale Dio ha voluto legare per sempre a sé umanità e, allo
stesso tempo, ha voluto rimanere con noi come Pane di
vita per nutrirci lungo il nostro cammino verso la casa del Padre.
L’eucaristia
fa anzitutto memoria di ciò che Gesù
ha compiuto nell’Ultima Cena. Come ricorda il vangelo di oggi, Gesù carica di
un nuovo significato la commemorazione della Pasqua ebraica e dice: “Fate
questo in memoria di me”. D’ora in avanti, la stessa celebrazione non ricorderà
più la liberazione di Israele e il suo passaggio attraverso il mar Rosso verso
la Terra Promessa, ma ricorderà quanto Gesù ha fatto per la nostra redenzione e
il suo “passaggio” dalla morte alla vita con la risurrezione.
In quanto
sostegno del nostro cammino, l’eucaristia è per eccellenza il “cibus viatorum”, Pane dei
viandanti, Pane che chiediamo quotidianamente al Padre, per non venir meno
lungo il nostro cammino.
Abbiamo
bisogno del cibo che alimenta il nostro corpo, come anche di quello che sazia
la nostra fame di sapere, di comunicazione, di libertà… A queste necessità ci
ingegniamo a provvedere efficacemente col nostro lavoro e con le nostre relazioni,
anche perché sappiamo trarre dalle risorse della Terra e della nostra stessa
natura umana tutto ciò che ci occorre. «Interroga la vecchia Terra – diceva Claudel – ed essa ti risponderà sempre col pane e col vino»,
simbolo di tutto ciò che umanamente ci necessita.
Ma non
possiamo ignorare che «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che
esce dalla bocca di Dio». Se non saziamo anche la nostra fame spirituale, inevitabilmente
ci perderemo per via. Siamo organizzatissimi nel procurarci i beni di consumo, ma
tralasciamo spesso e volentieri le esigenze dello spirito. Abbiamo bisogno di perdono,
di speranza e di salvezza. Cristo è il Pane che cerchiamo.
Se, da
credenti, interroghiamo non solo la Terra, ma anche il nostro Dio, anch’egli ci
risponderà col Pane e col Vino, cioè con Cristo, che è il Pane di Vita eterna e
il Vino della nuova alleanza, Corpo crocifisso e Sangue versato per la nostra
riconciliazione e per la pacificazione della nostra umanità.
In ogni eucaristia,
che la Chiesa celebra nel Giorno del Signore,
la domenica, il Figlio di Dio si dona sempre di nuovo come sorgente di vita e
di speranza, e come forza d’amore per trasformare la nostra vita in carità. È come se, ancora una volta, Cristo ci ripetesse: “Fate questo in
memoria di me. Partecipando al Pane dell’eucaristia,
riceverete il mio Spirito; egli vi sosterrà, nel vostro donarvi ai fratelli,
con lo stesso amore col quale io mi dono a voi”.
Mediante l’eucaristia, la carità di Dio ci raggiunge, ci nutre e ci guida verso la pienezza della vita.
P. Carlo